So much time

Sorprendente, coraggioso, eccellente.

Alexander Schmitz, Jazz Podium

Un’opera cerebrale e radicale.

Francesco Buffoli, Rockerilla

Un disco di assoluto spessore artistico e musicale.

Salvatore Esposito, Blogfoolk

Un disco dove la voce si fa deliziosamente impertinente, infantile o matura, e spesso segue e accompagna le capriole di una chitarra mancina temeraria. Francesca Naibo, intrepida navigatrice di mari mossi e perigliosi, con le sue corde: ma l’approdo è sicuro.

Guido Festinese, Il Manifesto

Si innalzano momenti di pura bellezza, come il finale di non sarebbe meglio se venissi tu al posto mio? che ci fa capire come il confronto con sé stessi, anche e soprattutto a diversi anni di distanza, possa dare dei frutti incredibili per finezza e perfezione.

Vasco Viviani, The New Noise

L’album

“So much time”, seconda uscita discografica solista di Francesca Naibo, viene dato alle stampe due anni dopo l’album di esordio “Namatoulee” (Aut Records). Questo arco temporale che separa i due lavori ha coinciso con gli anni della pandemia e di conseguenza con un periodo di profonda riflessione personale e di evoluzione artistica della musicista.

Uno sguardo al proprio passato e alla propria evoluzione negli anni hanno spinto Francesca Naibo a recuperare delle vecchie audiocassette registrate in casa con un registratore piuttosto economico quando aveva circa 8 anni, per poter riascoltare la propria voce, coglierne l’essenza sonora e personale e poterci entrare in dialogo a distanza di circa 25 anni.

“So much time” diventa quindi un lavoro sul tempo: sul tempo impossibile che fa parlare la bambina con l’adulta, il tempo lontano di ricordi sbiaditi che emergono dalla memoria, il tempo che scorre a velocità diverse, il tempo compresso e dilatato delle nostre vite, il tempo che ritorna a fasi, il tempo stratificato di esperienze ed eventi..

Musicalmente il lavoro si è basato su improvvisazioni realizzate in studio, ispirate dalle riflessioni sul tema scelto e fondate sulle caratteristiche sonore delle registrazioni su nastro. Queste ultime erano state pazientemente sezionate prima delle giornate di registrazione, con lo scopo di poter entrare in studio con molti frammenti di audiocassetta da poter giustapporre, sovrapporre o contrapporre alla musica. Ecco quindi che alcune di esse introducono i brani, quasi a commento verbale, altre compaiono nel bel mezzo di passaggi strumentali, altre ancora costituiscono un secondo strumento con il quale la chitarra entra in dialogo per l’intero brano.

Dialogo, ascolto reciproco e contrasto mettono in relazione le tre voci presenti nell’intero album: la voce della bambina, la voce dell’adulta e la voce della chitarra. Queste tre entità non agiscono sempre contemporaneamente nelle tracce ma vengono alternate con la loro presenza nella durata del racconto di “So much time”. Addirittura nel lato A assistiamo a un dialogo solamente tra chitarra e bambina, talvolta i brani vedono protagonista la sola chitarra ma l’eco della presenza della voce del passato riecheggia, nonostante la sua assenza fisica. Nel lato B le tre voci si alternano tra le tracce, portando il dialogo al massimo della sua complessità. I segni non tangibili della presenza delle tre voci sono presenti ovunque, grazie ad un approccio al suono da parte di Francesca Naibo fortemente influenzato dai suoi recenti studi nel campo del Deep Listening (pratica di ascolto inventata e promossa dalla compositrice Pauline Oliveros).

Il tempo si esprime anche nella scelta del formato di questo album, che sarà stampato su vinile. Al suo interno sono nascoste tracce di un passato su nastro mescolato ad audio digitali del presente, impresse su un oggetto mai posseduto dalla musicista nella sua infanzia ma dotato di un simbolismo nella sua forma e nel suo movimento strettamente connesso al trascorrere lento e continuo del tempo.

Francesca Naibo utilizza una chitarra semiacustica, oggetti vari (le cosiddette “preparazioni”) ed effetti (delay, fuzz, sound retainer, ring modulator) e la voce. La musicista proviene dal mondo della musica classica e questo ha una forte eco nella ricerca intensa di una commistione tra il suono acustico e quello elettrico del suo strumento. Francesca indaga in profondità il suono con l’obiettivo di andare oltre i limiti dello strumento tradizionale (ecco quindi l’uso degli oggetti, dei rumori, ma anche di accordature inusuali, che permettono di ampliare il registro della sua voce), ma allo stesso tempo cercando di mantenere le dita salde su una qualità timbrica e di tocco prettamente chitarristica.

L’album – con una intrigante grafica di Atharwa Deshingkar che include i testi delle tracce e foto dell’artista in età infantile ed adulta – è disponibile in formato vinile e digitale su Bandcamp.

Francesca Naibo

Francesca Naibo, chitarrista di Vittorio Veneto (TV) ma milanese di adozione, si muove agilmente tra tutte le varie coniugazioni della chitarra, dalla classica, all’elettrica, alla fretless fino alla pedal steel. Impegnata da anni nella ricerca della performance in solo, è concentrata nell’esplorazione dei campi dell’improvvisazione libera, della musica contemporanea e del repertorio classico, tre mondi differenti ma simili tra loro nel rapporto col suono. Il suo interesse è particolarmente focalizzato sull’uso sia della natura acustica che elettrica del suo strumento, avventurandosi tra droni ruggenti fino a microscopiche vibrazioni.

Ha studiato a Venezia, Milano, Berna e Basilea diplomandosi in chitarra classica e improvvisazione libera, e collabora con vari musicisti europei, specialmente nell’Europa Centrale e del Nord. Ha lavorato con importanti compositori quali Helmut Lachenmann e George Lewis ed ha realizzato la trascrizione di “Exercises in Futility” in collaborazione con Marc Ribot. Recentemente ha tenuto conferenze in ambito chitarristico in occasione del “2nd Dublin International Guitar Symposium 2019: Back to the future” e del “21st Century Guitar Conference 2021: Unconventional approaches”. Lo scorso giugno ha pubblicato l’articolo “Marc Ribot’s Exercises in Futility” (Proceedings of the 21st Century Guitar Conference 2019 & 2021, University of Denver).

Nel 2020 Aut Records ha pubblicato il suo primo lavoro discografico in solo dal titolo “Namatoulee“, accolto con entusiasmo dalla critica e scelto tra i dischi dell’anno dal programma “Late Junction” su BBC Radio 3. Definito “magistrale” da Il Giornale della Musica e “a postcard from the beyond, past the boundaries most guitarists usually accept” da A Jazz Noise, secondo Mescalina “sembra scaturire da una profonda attenzione al gesto e al respiro” e la stessa testata aggiunge che “c’è tanto da scoprire in questa artista che appare una delle promesse più belle che possiamo custodire oggi in Italia anche a fronte di una leggerezza e padronanza del linguaggio che lascia ammirati”.

Nel 2022 un brano di Francesca Naibo è stato incluso nel prestigioso “I never metaguitar 6”, una selezione tra i migliori chitarristi contemporanei curata da Elliott Sharp per Klanggalerie.

Dal 2020 fa parte del Collettivo milanese “Conserere” e nel 2023 è stata inclusa nel Fall Equinox 2023 Cohort 6 di Mutual Mentorship for Musicians.

Oltre alla sua attività artistica, Francesca è insegnante di chitarra alla scuola media a Milano.

Interviste e dirette radio

Intervista ed esibizione in diretta su Piazza Verdi, Rai Radio 3
30 dicembre 2023

Freeness su BBC Radio 3

Intervista per la rivista Musica Jazz
Intervista su Radio InBlu2000, 27 novembre 2022

Album credits

Durata totale: 28:18

Tutte le tracce sono state improvvisate e composte da:
Francesca Naibo – chitarra, voce, oggetti, effetti, tapes

Registrato da Enrico Mangione e Luca Martegani presso Nitön Studio a Barasso (VA) il 26-27 marzo 2022

Mixato e masterizzato da Enrico Mangione e Luca Martegani presso Nitön Studio a Barasso (VA) ad Aprile 2022

Pubblicato da Ramble Records (RAM-108) il 02.11.2022

Grafica di Atharwa Deshingkar

Contatti

francesca.naibo@gmail.com
+39 348 0695011

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